MILANO – L’acqua presente nel sottosuolo viene spesso categorizzata all’interno delle cosiddette “acque acquifere”. Ma cosa si intende, in concreto, con questa espressione? Da cosa sono composte e quali caratteristiche presentano? Quali tipologie esistono? Quali sono i rischi e le conseguenze legate alla loro conservazione? La risposta a tutte queste domande è in questo articolo.
Che cosa sono le falde acquifere?
Con l’espressione “falda acquifera” si fa riferimento ai corpi di roccia o sedimento che trattengono le infiltrazioni piovane che penetrano lentamente nel sottosuolo. In parole più semplici, si tratta di volumi d’acqua che, non riuscendo a superare lo strato di rocce impermeabili, vanno a riempire gli spazi vuoti nel sottosuolo, creando così dei veri e propri serbatoi idrici naturali.
In natura esistono due tipologie di falde: confinate e non confinate. Se le prime sono racchiuse all’interno di due strati di roccia o terreni impermeabili, le seconde presentano una ‘copertura’ superiore permeabile. Non si tratta di fiumi o laghi sotterranei, per il semplice fatto che non presentano la stessa velocità di movimento di questi ultimi. Le acque sotterranee si muovono all’interno degli spazi vuoti del sottosuolo a seconda del livello di permeabilità degli strati che attraversano.
Composizione e caratteristiche delle falde acquifere
La falda è quindi un deposito naturale di acqua nel sottosuolo. Ogni falda differisce dalle altre per la composizione dell’involucro di rocce impermeabili che la racchiudono. Il rapporto tra le diverse tipologie di terreno – e quindi di permeabilità – che si trovano all’interno delle falde è il fattore determinante dell’accumulo di acqua, che quindi influenza la quantità e la velocità del movimento.
La composizione e le caratteristiche delle falde, poi, dipendono dal loro livello di ‘inquinamento’ da parte di agenti esterni, di origine naturale – come nel caso di precipitazioni o infiltrazioni provenienti dal suolo superficiale – o di origine antropica – come nel caso di sostanze come liquami industriali, acque reflue di edifici residenziali o proliferazioni batteriche.
Il processo di formazione
Per semplificare il più possibile il processo di formazione: le falde acquifere si formano tramite le infiltrazioni d’acqua nel sottosuolo racchiuso all’interno di strati di rocce impermeabili. Tali infiltrazioni possono derivare dalle acque meteoriche – quelle che provengono dall’alto, per intendersi – e/o dalle acque che scorrono in superficie, sopra uno strato particolarmente permeabile.
A seconda, poi, della quantità di acqua presente in questi spazi vuoti del sottosuolo, si può distinguere tra quelle che composte da un livello superiore chiamato zona di aerazione – la zona in cui è presente l’aria – e una zona di saturazione vera e propria in cui è presente l’acqua.
Le varie tipologie di falde acquifere
A seconda delle caratteristiche e del processo di formazione, si possono distinguere diverse tipologie di falde acquifere. Le acque freatiche, situate nelle pianure alluvionali, si formano a profondità relativamente contenute tra uno strato superiore permeabile e uno sottostante impermeabile – chiamato letto della falda. Le falde artesiane, invece, sono racchiuse all’interno di due strati impermeabili e vengono alimentate dall’acqua che filtra dalle falde più in superficie. Ci sono, infine, altre due tipologie: le falde vulcaniche, composte da elementi provenienti da questi ultimi, e quelle termali, sorgenti nel sottosuolo a temperature molto elevate e composte da minerali.
Minacce e conservazione delle falde acquifere
Le falde acquifere sono importanti perché da queste dipende la disponibilità d’acqua potabile per gli esseri umani. Una loro scarsa protezione e conservazione, quindi, può avere conseguenze critiche e pericolose. Ma cosa le minaccia? Partendo dalla contaminazione derivante dall’inquinamento antropico, si arriva perfino a parlare dell’esaurimento delle falde acquifere per introdurre il discorso del crescente problema della scarsità di acqua dolce: l’altissima domanda di quest’ultima, infatti, sta lentamente esaurendo la disponibilità di acque nelle falde, creando uno squilibrio con il normale ciclo naturale dell’acqua.
Di Elena Parodi