Alla ricerca del ghiaccio più antico della Terra

Alla ricerca del ghiaccio più antico della Terra

In Antartide scienziati di tutto il mondo stanno cercando il ghiaccio più antico della Terra per decifrare il sistema climatico del passato

MILANO – L’obiettivo è trovare il punto della calotta antartica dal quale estrarre la carota di ghiaccio che permetta di andare più indietro nella storia del pianeta. Tale archivio temporale permetterà di decifrare i processi del sistema climatico del passato, per migliorare le proiezioni su quelli futuri. Trovare ghiaccio di un milione e mezzo di anni fa. È questo l’obiettivo di ‘Beyond Epica – Oldest Ice’ (BE-OI). Per dare l’idea, si pensi che il campione di ghiaccio più antico oggi disponibile risale a 800mila anni fa. Tali carote di ghiaccio contengono particelle di aria che risalgono al momento della loro formazione. Analizzate in laboratorio, rivelano la composizione dell’atmosfera del passato. “Quello che ancora non siamo riusciti a comprendere è perché cambiò il ciclo dei periodi glaciali e interglaciali tra 900mila e 1,2 milioni di anni fa”, ha spiegato Carlo Barbante, professore all’Università Ca’ Foscari Venezia e direttore dell’Idpa-Cnr.

I limiti attuali della ricerca

Prima della cosiddetta transizione di metà Pleistocene, i periodi glaciali e interglaciali si alternavano all’incirca ogni 40mila anni. Da allora invece ogni periodo è durato circa 100mila anni. Questa conoscenza deriva per esempio dall’analisi di campioni di sedimenti, i quali però sono privi di informazioni sui gas presenti nell’atmosfera. “Non possiamo indagare il ruolo dei gas ad effetto serra, perché non abbiamo campioni adeguati per farlo, in quanto gli unici archivi geologici che contengono la composizione chimica dell’atmosfera sono le carote di ghiaccio”, afferma Barbara Stenni, professoressa all’Università Ca’ Foscari Venezia.

Le ambizioni del progetto

Il progetto BE-OI nasce proprio per colmare questa lacuna, con analisi geofisiche, tecnologie di perforazione rapida e datazione del ghiaccio sul campo. Inoltre, le tecnologie di perforazione saranno ulteriormente sviluppate e testate. Il primo lavoro sul campo partirà a breve: in Antartide il glaciologo Massimo Frezzotti (Enea) e i geofisici Stefano Urbini (Ingv) e Luca Vittuari (Università di Bologna), assieme ai colleghi degli altri istituti coinvolti nel progetto, analizzeranno lo spessore dei ghiacci, le loro caratteristiche fisiche e la topografia del basamento roccioso in due differenti siti sia da aereo sia a terra. Lo spessore della calotta glaciale è solo un primo indicatore della presenza di ghiaccio del passato, perché a determinare quanto sono antichi gli strati di ghiaccio sono l’accumulo di neve e i flussi dei ghiacci dal cuore dell’Antartide verso la costa.

Programma e fasi della ricerca

Durante il programma di ricerca sul campo gli scienziati contemporaneamente misureranno l’accumulo di neve, la dinamica del ghiaccio e useranno nuove tecnologie per perforare il ghiaccio e misurare le temperature.  “Durante studi precedenti abbiamo individuato aree chiave in cui ci aspettiamo di trovare i più antichi archivi di ghiaccio della Terra – spiega il professor Olaf Eisen (Alfred Wegener Institute), coordinatore del progetto – Ora dobbiamo verificarlo ed è importante per noi apprendere più possibile riguardo i processi di deposizione e della dinamica del ghiaccio”.

Tale campione permetterà pertanto di decifrare i processi del sistema climatico del passato, per migliorare le proiezioni su quelli futuri. “Beyond Epica – Oldest Ice” (BE-OI) è finanziato dal programma dell’Unione Europea per la ricerca e l’innovazione Horizon 2020 con l’accordo di progetto numero 730258. Il progetto durerà da ottobre 2016 a settembre 2019 e metterà assieme esperti di 14 istituzioni da dieci Paesi europei, coordinati dall’istituto tedesco Alfred Wegener, Helmholtz Centre for Polar and Marine Research (Awi). L’Italia, presente nel consorzio con Enea e Università di Bologna, è rappresentata da scienziati delle università Ca’ Foscari Venezia, Firenze e Milano-Bicocca, dell’Istituto per la dinamica dei processi ambientali del Consiglio nazionale delle ricerche (Idpa-Cnr) e dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv).

di Salvatore Galeone

9 dicembre 2016

credits: Fotolia

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