Il trattato di Ramsar e la tutela della biodiversità

Il trattato di Ramsar e la tutela della biodiversità

Ecco cos’è il trattato di Ramsar per la tutela delle zone umide e perché è importante per lo sviluppo sostenibile e la conservazione delle biodiversità.

MILANO – Esattamente 50 anni fa venne firmata la Convenzione di Ramsar che sancì il valore delle zone umide a livello internazionale. Si tratta di uno strumento adottato da 170 Paesi che traccia le linee guida per la conservazione e l’uso sostenibile e razionale degli ecosistemi acquatici. L’importanza di questa convenzione risiede nel fatto che è l’unica che si occupa di questi ecosistemi particolari che accolgono una ricca biodiversità: piante, uccelli, mammiferi, rettili, anfibi, pesci ed invertebrati.

L’atto firmato a Ramsar è il primo vero trattato intergovernativo

La Convenzione di Ramsar, ufficialmente Convenzione sulle zone umide di importanza internazionale, è un atto firmato a Ramsar, in Iran, il 2 febbraio 1971 da un gruppo di Governi, istituzioni scientifiche e organizzazioni internazionali partecipanti alla Conferenza internazionale sulle zone umide e gli uccelli acquatici. La sua portata storica consiste nel fatto di essere il primo vero trattato intergovernativo con scopo globale, nella sua accezione più moderna, riguardante la conservazione e la gestione degli ecosistemi naturali. Se la confrontiamo con le più moderne convenzioni (vedi ad esempio la Convenzione sulla Diversità Biologica) le indicazioni di Ramsar sono molto precise ma spesso di limitato impatto, in quanto si riferiscono a siti specifici.

Perché è importante la Convenzione di Ramsar

La nomina di siti di importanza internazionale secondo la Convenzione rappresenta un'opportunità per un Paese di far conoscere le proprie zone umide e le proprie politiche di gestione a livello internazionale. Molte Nazioni in via di sviluppo sono inoltre riuscite ad attirare investimenti per la conservazione e lo sviluppo di zone Ramsar da parte di agenzie di cooperazione internazionale.

Con il passare del tempo e con l'aumentare dei trattati internazionali per la conservazione della natura, la Convenzione ha cercato di allargare i suoi obiettivi su tutti gli aspetti riguardanti la conservazione e l'uso sostenibile delle zone umide. Dall'ultimo aggiornamento, presente sul sito ufficiale, risulta che hanno aderito alla Convenzione 171 paesi e che il relativo elenco comprende 2.412 siti per una superficie totale di 254.467.869 ettari. L'Italia è presente con 56 siti individuati e una superficie totale di 73.308 ettari.

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La tutela delle zone umide e della biodiversità

I criteri di selezione per l'inclusione di siti nella lista di Ramsar sono basati su parametri ecologici, botanici, zoologici, limnologici e/o idrologici. I Paesi aderenti alla Convenzione sono chiamati a 4 principali impegni:

  1. Realizzazione lista dei siti: le parti devono designare almeno un sito per l'inclusione nella "lista delle zone umide di importanza internazionale", promuovere la sua conservazione e, quando possibile, l'uso prudente.
  2. Impegnarsi per un uso prudente e sostenibile dei siti: le parti della Convenzione hanno l'obbligo di includere azioni specifiche per la conservazione delle zone umide nello sviluppo dei piani di uso del suolo, nonché formulare e realizzare i piani per promuovere l'uso prudente delle zone umide nei loro territori
  3. Garantire riserve e formazione : le parti si impegnano a istituire riserve naturali in zone umide e promuovere attività di formazione specifica in campi di ricerca, gestione e sorveglianza inerenti alle zone umide.
  4. Partecipare alla cooperazione internazionale: le parti si impegnano a consultarsi con altre nazioni su problemi inerenti alla messa in opera della Convenzione, specialmente riguardo alle zone umide transfrontaliere, sistemi acquiferi condivisi, specie comuni.

Con il passare del tempo, la Conferenza delle Parti ha prodotto delle linee guida per ognuno dei punti qui sopra indicate che sono state pubblicate nella serie dei Manuali Ramsar.

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Di Rossella Digiacomo

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