MILANO – Il 12 aprile del 1961 Juri Gagarin fu il primo uomo ad andare nello spazio e a osservare il pianeta Terra da una distanza di 217 km. Per celebrare tale ricorrenza, che ha segnato una tappa fondamentale per i lgenere umano, ogni anno il 12 aprile si tiene la Giornata mondiale dei viaggi dell’uomo nello spazio. Ma ciò che ci chiediamo è: quanto può durare un viaggio nello spazio e con quali approvigionamenti viaggiano gli astronauti?
I viaggi nello spazio
Sebbene il volo di Gagarin sia durato solo 108 minuti, l’astronauta è riuscito a completare un’orbita intorno al pianeta. Oggi, invece, la durata media di un viaggio nello spazio è molto più lunga, e varia a seconda della destinazione e della missione che si deve svolgere.
Il viaggio più lungo è stato quello di Valery Polyakov che, per completare la missione Mir EO-4, ha trascorso 437 giorni, 17 ore e 58 minuti all’interno della sua navicella. Ma non è stato il solo a passare così tanto tempo nello spazio. Le missioni in orbita terreste e le missioni lunari possono durare infatti alcune settimane o mesi. Quelle interplanetarie diversi mesi oppure circa un anno.
Ecco che la domanda sorge spontanea: come può un uomo vivere per tutto questo tempo dentro un ambiente così ristretto? Come si veste o si lava, o come lava i propri i vestiti? Ma soprattutto: di cosa si nutre e cosa beve?
Gli approvigionamenti idrici di un astronauta
Sarebbe impensabile, oltre che impossibile, immaginare un astronauta con una quantità consistente di casse d’acqua da portarsi dietro per idratarsi durante il corso di un intero anno in una stazione spaziale. Per ogni giorno ci vorrebbe una bottiglia di un litro e mezzo d’acqua e, nel caso di Polyakov, i 657 litri coprirebbero la superficie di ben 22 mq.
Oltre che illogico, sarebbe anche molto costoso, poiché fare arrivare un solo litro di acqua nello spazio costa circa 5000 euro. Inoltre, meno acqua e ossigeno si trasportano e più strumenti scientifici trovano spazio all’interno dell’aeronave.
Ma allora come si lavano e cosa bevono gli astronauti? Per lavarsi ci si cosparge dell'acqua tramite un beccuccio, e si usano saponi che non necessitano di risciaquo. Niente phon per i capelli, ma si aspetta che si asciughino da soli.
Per quanto riguarda il lavaggio dei vestiti, è chiaro che non esistono elettrodomestici come lavatrici o asciugatrici spaziali, motivo per cui, alla fine di ogni uso, si buttano i capi nell’immondizia che viene raccolta in un punto della stazione e poi lanciata nell’atmosfera affinché si disintegri.
Infine, per poter bere acqua a bordo di una navicella spazione, esistono sistemi di riciclaggio avanzato che fanno in modo di rigenerare gli scarti d’acqua emessa dal respiro, dal sudore, nonché dalle urine stesse. Esistono due sistemi per reciclare l’acqua a bordo: il filtraggio e la purificazione del vapore acqueo, e il Water Recovery System, attraverso il quale le urine vengono depurate e l’acqua risultante viene resa potabile. Entrambi i trattamenti sono processi di osmosi inversa, la quale viene effettuata da un impianto in grado di trasformare l’acqua più sporca in acqua osmotizzata.
Fonti:
Di Valentina Toschi