Il dottor Batmanghelidj accomuna i sintomi dovuti allo stress a quelli della disidratazione e propone un metodo rivoluzionario per curarsi con l’acqua
MILANO - Partendo dall’analisi dei sintomi che alterano l’organismo a causa dello stress e mettendoli in relazione ai cambiamenti che si verificano in carenza d’acqua, il dottor Fereydoon Batmanghelidj ha notato che quando siamo disidratati si instaurano gli stessi processi fisiologici di quando siamo stressati. Come spiega nel suo libro “Il tuo corpo implora acqua”, edito da Macro Edizioni, una volta che lo stress inizia a prender piede, segue una progressiva mobilitazione delle sostanze fondamentali delle riserve corporee. Un processo che finirà con il prosciugare le riserve d’acqua dell’organismo e genererà nuove situazioni di stress dando il via ad un circolo vizioso che causerà ulteriore disidratazione.
GLI ORMONI DELLO STRESS - Con l’insorgere dello stress vengono messi in circolazione diversi ormoni che rimangono attivi fin quando perdura la condizione patologica. Questi ormoni sono l’endorfina, l’agente di rilascio del cortisone, la vasopressina. Le endorfine preparano il corpo a sopportare privazioni e ferite aumentando la sua soglia di sopportazione finché non torna in una condizione ottimale. Il cortisone invece porta alla sollecitazione delle energie e delle materie prime immagazzinate: il grasso viene trasformato in acidi grassi che verranno a loro volta convertiti in energia. Il problema inizia a porsi nel momento in cui queste sostanze vengono bruciate sempre più rapidamente, a causa dello stress, senza essere reintegrate. La vasopressina si occupa invece di regolare il flusso selettivo dell’acqua in alcune cellule del corpo provocando vasocostrizione ovvero il restringimento dei vasi sanguigni e dei capillari; questo succede quando non c’è acqua sufficiente per riempire tutti gli spazi e irrorare perfettamente ogni cellula. La vasopressina è uno degli ormoni coinvolti nel razionamento e nella distribuzione dell’acqua in base ad un piano di priorità dovuto ai diversi livelli di disidratazione e si attiva con l’insorgere di condizioni di stress.
LA MANCAZA DI VASOPRESSINA - Una mancanza di vasopressina si traduce con una progressiva disidratazione dell’organismo arrivando in ultima analisi a toccare le cellule del cervello. Per questo una disidratazione prima leggera e facilmente rimediabile si trasformerà in un problema serio nelle parti “sensibili” del cervello. In caso di disidratazione a livello nervoso, l’energia volta al loro funzionamento si riduce drasticamente portando ad un generale rallentamento delle funzioni e a un calo delle capacità cognitive dell’individuo. L’acqua viene “consumata” per permettere alla vasopressina di fare il proprio lavoro di compressione ma se non viene progressivamente reintegrata si rischia di far perdurare in maniera cronica la condizione di stress con conseguenze pesanti non solo a livello psicologico ma anche a livello fisico.
STRESS E DISIDRATAZIONE - Il meccanismo che permette al corpo di adattarsi alla disidratazione, il cui punto culminante è appunto la vasocostrizione, è lo stesso che porta allo stress. L’organismo, se non riportato a livelli di funzionamento ottimali, tenderà progressivamente ad adattarsi a questa nuova condizione patologica dando il via ad un’ azione a catena in cui la mancanza d’acqua autoalimenta lo stress e viceversa. Per questo, anche e soprattutto in condizioni in cui siamo sotto pressione e che potrebbero degenerare in situazioni di stress, è fondamentale mantenersi idratati bevendo acqua in modo costante: la disidratazione è il fattore numero uno di stress.
aggiornato il 13 maggio 2013