MILANO – Il momento esatto in cui l’acqua sgorga immortalato in scatti d’autore. Va in scena a San Pietroburgo fino al 13 ottobre 2019 “Acqua russa”, la mostra di Claudio Koporossy, l’artista italo-svizzero capace di catturare in uno sguardo le infinite forme dell’acqua che sgorga dalle fontane delle piazze e dei giardini più celebri di tutto il mondo.
L’Artista Claudio Koporossy, fotografo italo-svizzero
Ama definire l’acqua la sua “magnifica ossessione”. Il fotografo italo-svizzero Claudio Koporossy da anni è impegnato a catturare in uno scatto le infinite forme dell’acqua che danzano e risuonano nelle fontane di piazze e giardini monumentali di tutto il mondo. Sono centoventi le spettacolari fontane e cascate della sontuosa Peterhof di San Pietroburgo – il complesso più grande al mondo, tanto da essere inserito nella Heritage List dell’Unesco – protagoniste della mostra. Fra gli oltre 40 scatti di Koporossy, compaiono anche i più celebri monumenti acquatici di Roma – Piazza Navona, Piazza del Popolo, Casina Valadier, Villa Medici, l’Altare della Pace e Villa d’Este – e di altre città come Parigi, Dubai, Abu Dhabi, Muskat, Lugano e Algeri. Per realizzare i suoi scatti, a Koporossy basta avvicinarsi al soggetto scelto e ricavarne uno spettacolo, ritraendo la declinazione di gesti, movimenti e atteggiamenti che l’acqua è capace di evocare in modo poetico.
La mostra a San Pietroburgo
L’esposizione fotografica si tiene nelle sale dell’Accademy of Fine Arts di San Pietroburgo, la storica accademia russa di belle arti, fondata nel XVIII secolo per volere degli zar. La mostra è a cura del Prof. Semyon Mikhailovsky, rettore dell’Accademia di San Pietroburgo e in più occasioni commissario del padiglione russo alla Biennale di Venezia. È grazie allo sguardo di Claudio Koporossy, e alla tecnica elaborata negli anni insieme al supporto di macchine sempre più sofisticate, se il Tritone della Peterhof giganteggia come un semidio nell’aura brumosa di miriadi di goccioline d’acqua, sospese nell’aria, cristallizzate nella perfetta e tonda fisicità che – panta rei, diceva il filosofo Eraclito – il nostro umanissimo e limitatissimo occhio non potrebbe altrimenti percepire.
di Salvatore Galeone
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