Acqua sulla Luna: la scoperta italiana

Acqua sulla Luna: la scoperta italiana

Gli esperimenti condotti dal Politecnico di Milano e da OHB Italia potrebbero consentire di colonizzare il satellite terrestre

MILANO – Sarà possibile produrre acqua sulla superficie della Luna grazie ad un processo chimico-fisico che permette di estrarre l'ossigeno dalla regolite, la sabbia lunare. È questa la conclusione a cui sono arrivati, dopo una serie di esperimenti, i professori del Politecnico di Milano e di OHB Italia, Prime Contractor, nell'ambito della missione dimostrativa ISRU (In-Situ Resource Utilisation), un progetto dell'ESA (Agenzia Spaziale Europea) con l'importante contributo di ASI (Agenzia Spaziale Italiana). Si tratta di un programma a lungo termine di colonizzazione umana della Luna e prevede l'utilizzo in loco delle risorse lunari.

L’esperimento

Il gruppo di ricerca, guidato dalla professoressa Michèle Lavagna, ha utilizzato un impianto prototipale realizzato ed installato presso i laboratori del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali del Politecnico di Milano, grazie alle differenti competenze presenti in Ateneo e alle capacità sistemistiche di Ohb Italia. I ricercatori spiegano che "alimentando l’impianto con sabbia simulante il suolo lunare polare, si è riuscito a produrre il quantitativo di acqua atteso, estraendo ossigeno dagli ossidi presenti nei minerali che compongono il terreno del nostro satellite". Il sottile strato di sabbia polverosa che ricopre la Luna, in effetti contiene minerali che si trovano anche sulla Terra consentendo l’impiego di processi di trasformazione chimica noti nelle applicazioni industriali terrestri.

Le prospettive future

Tale scoperta conferma ancora una volta le importanti competenze spaziali dell’Italia sulla scena mondiale. La capacità di produrre acqua, e quindi ossigeno e idrogeno, sulla superficie lunare, e quindi ossigeno e idrogeno, rappresenta un passaggio chiave per le prossime missioni umane sul satellite terrestre, in quanto si tratta di elementi fondamentali per il supporto alla vita di un equipaggio per periodi prolungati. Tale capacità produttiva, inoltre, svincola le future basi lunari dall’uso di sistemi a ciclo aperto che richiedono continuo rifornimento da Terra, semplificando la logistica e riducendo i costi relativi al trasporto di materiali.

"Il risultato ottenuto dal Politecnico di Milano e da OHBItalia - afferma Michèle Lavagna - apre nuove stimolanti prospettive nell’ambito dell’esplorazione lunare e di una presenza umana permanente e sostenibile. Si tratta di un processo che presenta elementi innovativi di matrice squisitamente italiana che pone il nostro Paese in una posizione di rilevanza internazionale nello scenario delle prossime attività di esplorazione umana extra-terrestre".

Di Salvatore Galeone

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