MILANO – L’idea del progetto Apicoltura Urbana è nata circa una ventina di anni fa e oggi offre – ad aziende e privati cittadini – la possibilità di impegnarsi concretamente per proteggere e tutelare le api. Dalla formazione alla manutenzione vera e propria, l’associazione è impegnata anche in progetti di inclusione lavorativa e sociale. Ce ne parla il fondatore Giuseppe Manno in questa intervista.
Ciao Giuseppe, parlaci di te, del tuo percorso e di cosa ti occupi. Com’è nato il progetto Apicoltura Urbana e quando?
Il progetto Apicoltura Urbana nasce già come idea circa 20 anni fa. Io ho cominciato a fare apicoltura per curiosità: un giorno, mangiando del miele, mi sono chiesto chi lo producesse. Così ho voluto approfondire l’argomento andando a trovare l’agricoltore che mi aveva venduto quel vasetto. È difficile avvicinarsi a un apicoltore: in genere sono molto restii a raccontare i propri segreti. Invece questa persona meravigliosa ha deciso di mostrarmi questo mondo portandomi con sé per fare il garzone: ho fatto un’intera stagione insieme a lui e da quel momento è stato amore a prima vista. Era un lavoro duro, ma le api hanno un non so che di magnetico che ti cattura. Da lì ho cominciato con tre alveari e quando parlavo delle mie api lasciavo tutti a bocca aperta. Già da quel momento ho capito che le api sono un veicolo straordinariamente potente per ricongiungere le persone con la natura, quindi potevano essere veramente uno strumento di sensibilizzazione. Mi rendevo conto della loro potenza e della loro energia.
Lavorando poi nel mondo del digitale, parallelamente a questa attività, nel 2016 ho deciso di fondare questo portale. Inizialmente doveva dare le indicazioni alle persone che, come me, non ne sapevano niente di apicoltura. Da lì il passaggio al servizio che oggi è il nostro principale asset – servizio di adozione di alveari in contesti aziendali – è stato molto breve perché siamo stati i primi a muovere i primi passi in Italia inserendo api e alveari in contesti cittadini – a partire da Milano.
“Se le api scomparissero dalla faccia della Terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”: avresti voglia di commentare questa affermazione di Einstein? Perché proprio le api?
Devo fare una parentesi importante: queste parole non furono mai dette da Einstein, ma gli furono messe in bocca da un entomologo austriaco per dare più scalpore a questa frase. Indipendentemente da chi l’abbia detta, è una verità abbastanza importante: dati FAO alla mano, l’85% della produzione agricola europea è merito degli insetti impollinatori – quindi va da sé che l’assenza di questi insetti sarebbe veramente un serio problema. La maggior parte degli animali di cui ci cibiamo si nutrono di piante che sono foraggi che hanno bisogno dell’impollinazione, passando poi da piante come il cotone per i tessuti, piuttosto che altre piante da cui estraiamo dei principi attivi per le medicine. Capiamo bene che sicuramente la faccenda è critica.
Che cos’è il servizio “Bee as a Service”?
Quando abbiamo cominciato con questo tipo di iniziativa ovviamente le aziende erano molto spaventate dall’idea di ospitare degli alveari. Da lì è nata l’idea di creare un pacchetto completo proprio per offrire a queste aziende l’opportunità di adottare questi alveari senza nessun “pensiero”. Questo significa che ci occupiamo delle pratiche burocratiche – pochi lo sanno ma le api devono assolutamente essere denunciate a un’anagrafe nazionale – della manutenzione, della produzione del miele estratto a norma di legge, così come della formazione, sensibilizzazione, e comunicazione, etc. Questo è il nostro Bee as a Service: un servizio “chiavi in mano”.
Abbiamo visto che vi occupate anche di inclusione lavorativa e sociale: hai voglia di approfondire questa parte?
Il posizionamento degli alveari in azienda è soltanto il punto di partenza di tutta una serie di iniziative che innescano un volano di meravigliose attività. Tra queste c’è l’iniziativa dedicata all’inserimento lavorativo: insieme a questa associazione che si chiama Bee My Job abbiamo deciso di strutturare i nostri progetti per offrire alle aziende l’opportunità di farsi carico della formazione lavorativa di rifugiati e richiedenti asilo. Questo perché l’apicoltore è un lavoro molto duro, pochi giovani vogliono farlo e quindi c’è sempre molta richiesta di manodopera e questi ragazzi, in questo modo, possono trovare facilmente un impiego. Un percorso molto bello che in ottica CSR diventa un nel lustro per l’azienda che decide di investire in questa direzione.
Apicoltura in giardino: è un servizio tanto richiesto? Da cosa si inizia? Ci sono determinati requisiti per poter iniziare?
Sicuramente prendersi cura delle api non è una cosa banale: ci vuole passione, attenzione, tempo, e studio. È veramente un percorso di confronto con questo insetto meraviglioso. Nel giardino si può fare assolutamente – ad oggi abbiamo formato centinaia di persone che hanno deciso di avvicinarsi a questa iniziativa.
Sicuramente bisogna rispettare delle distanze di sicurezza. Poi ci sono dei temi di orientamento e di irraggiamento solare. Noi suggeriamo sempre di studiare, di seguire le nostre video guide o un corso di apicoltura, ma soprattutto di metterci le mani perché vedere le api da vicino è sicuramente l’insegnamento più profondo. Bisogna ovviamente avere rispetto, comprenderle e cercare sempre di avvicinarsi con grande attenzione. Sapendosi muovere e approcciare, le api non sono assolutamente pericolose.
Quale consiglio daresti ai nostri lettori?
C’è da fare un inciso su questo aspetto: oggi le api mellifere non sono ancora nella lista rossa degli insetti in via di estinzione perché il loro interesse commerciale e produttivo fa sì che l’uomo continui a prendersene cura. Il vero allarme è per le api selvatiche: questi insetti preziosissimi per la biodiversità che non producono miele vivono nel nostro ambiente e stanno rapidamente scomparendo per diversi motivi. Cosa si può fare per aiutarle? Per prima cosa, seminare tantissimi fiori – le api sono ghiottissime di fiori che usiamo noi quali rosmarino, basilico, lavanda, etc. Un’altra cosa che possiamo fare è creare degli hotel per insetti (ad esempio, mettendo insieme dei materiali da riciclo). Un altro modo per sostenere le api è sicuramente consumare i prodotti dell’alveare: non al supermercato, ma nei piccoli banchetti degli apicoltori locali. Se poi una persona ha dello spazio e del tempo e ci vuole mettere passione, allora sicuramente può fare un corso e magari cominciare a prendersi cura di un paio di alveari. Anche tagliare poco il giardino può aiutare.
Di Elena Parodi