MILANO – Le basi dell’idratazione sono molto semplici secondo Robert Sallis, già presidente della American College of Sports Medicine, ma le persone, in particolare gli atleti, si dimostrano disinformate su questa tematica.
Atleti poco informati
Sallis ha trascorso oltre 20 anni ad analizzare tutte le condizioni estreme sopportate dagli atleti. Ma quello che ha sorpreso il dottore è la grave disinformazione che aleggia tra gli atleti. In particolare ha accusato certi giornali di raccontare storie negative, come quella di Roger Palfreeman, medico del Team Sky, che in passato ha sostenuto la “disidratazione funzionale”, ovvero una strategia di rendere i suoi atleti più leggeri e quindi più veloci, bevendo meno acqua: “E’ un pensiero stupido e pericoloso, che può mettere a rischio la vita delle persone – afferma Robert Sallis -. Non c’è alcun vantaggio nella riduzione dell’acqua nel corpo, anzi, provoca la riduzione della potenza e della lucidità mentale”.
La sete non basta
La sete è un indicatore non veritiero della disidratazione. Bere solo quando si ha sete non è sufficiente per mantenere un’adeguata idratazione del nostro corpo, soprattutto per gli sportivi. E’ importante bere acqua regolarmente per mantenere altre le prestazioni: “La sete è un pessimo indicatore di disidratazione, soprattutto se ci troviamo in alta quota o circondati da un ambiente secco – afferma Eric Sternlicht, professore associato presso la Chapman State University-. Uno studio 2016 pubblicato sulla rivista International Journal of Sport Nutrition and Exercise Metabolism ha scoperto che, quando gli atleti hanno il permesso di bere regolarmente, nel 40% dei casi finiscono l’allenamento disidratati”.
di Alessandro Conte
21 giugno 2017
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