Valeria Margherita Mosca e i benefici legati al foraging

Valeria Margherita Mosca e i benefici legati al foraging

L’antropologa culturale racconta le sue scelte di vita sostenibili e spiega i vantaggi di questa antica pratica di origine scandinava

MILANO – Valeria Margherita Mosca è di origine Sami, una popolazione indigena europea, e si è specializzata nel ramo della botanica. La sua passione nasce da piccola, grazie a sua nonna.

Ha fondato nel 2010 Wood*ing – wild food lab, un laboratorio dove la ricerca e la sperimentazione sull’utilizzo del cibo selvatico per l’alimentazione si fondono. Ha pubblicato diversi libri nazionali e internazionali: uno di questi parla di foraging, in cui l’autrice spiega cos’è e quali sono i vantaggi legati all’antica pratica di raccogliere cibo nella natura. Ora sta anche girando una serie di documentari.

I viaggi fanno parte del suo universo lavorativo, ma sono diventati anche una passione, soprattutto quelli relativi al Circolo Polare Artico. Scopriamo più da vicino la sua attività e le sue scelte di vita legate alla sostenibilità.

 

Ciao Valeria, parlaci un po’ di te e del tuo percorso. Abbiamo letto che sei un’antropologa culturale ed esperta di etnobotanica che crede in un rapporto mutualistico con la natura. Ci spieghi meglio che cosa intendi e come è nata la tua passione? 

Sono una antropologa culturale e poi mi sono specializzata nel tempo attraverso il mio percorso di studi e lavorativo in botanica. Da piccola ho passato tanto tempo con la mia nonna materna che mi ha insegnato questo grandissimo bagaglio culturale che è appunto quello della botanica. Mi sono sempre affacciata all’ambiente naturale con estremo rispetto e un atteggiamento mutualistico. Io sono cresciuta un po’ con questa coscienza di una visione certamente non antropocentrica. Ho sempre mantenuto un fortissimo interesse verso l'ambiente naturale, la natura e tutte le sue varie espressioni. 

Dopo alcune esperienze lavorative, soprattutto nell'alta gastronomia in cucina, mi interessava approfondire anche la materia sul lato culturale scientifico della questione. Ho deciso di aprire Food Lab, che si occupa principalmente di catalogare sotto il punto di vista chimico/nutrizionale il cibo selvatico esistente sul pianeta. Anche se ci sembra bizzarro, in realtà il cibo selvatico vegetale è un terzo del pianeta; quindi, per popolazioni che vivono con una sussistenza ben diversa da quella estremamente accessibile come la nostra, diventa una risorsa enorme. Da questo obiettivo primario di ricerca scientifica si sono poi sviluppate tante altre attività. 

Quindi io, ad esempio, ho pubblicato cinque libri nazionali, internazionali, abbiamo prodotto documentari che tendono a divulgare la cultura sulla quale lavoriamo e le tematiche ad essa connesse, cioè la cooperazione con l'ambiente e la biodiversità alimentare. Poi mi sono affacciata moltissimo alla consulenza.

 

Abbiamo visto che hai scritto un libro sull'arte del foraging. Di cosa parliamo quando parliamo di foraging e quali sono i vantaggi?

Intendo l'attività di andare a raccogliere vegetali negli ambienti più incontaminati possibili (dalla montagna al mare), adatte al nutrimento umano. Il foraging è un'attitudine che ci appartiene da sempre, perchè l'uomo al principio nasce raccoglitore, non certo allevatore o cacciatore, anche se ci siamo dimenticati di possedere questa attitudine. Se analizziamo la storia, ci accorgiamo che fino alla fine del 1800, il cibo selvatico compariva in un pasto di un uomo appartenente al ceto medio basso. 

Un tempo esisteva anche una propria vera scienza che studiava la possibilità di cibarsi di cibo selvatico in momenti di carestia o povertà. Oggi non abbiamo più bisogno di saper raccogliere, soprattutto in aree ricche e sviluppate. Ritengo che comunque sia una disciplina molto importante perchè ci insegna proprio quel rapporto mutualistico di cui parlavo in principio. 

 

Abbiamo visto dal tuo profilo Instagram che hai fatto molti viaggi. Bene, qual è il viaggio che ti è rimasto più impresso, che porti dentro il tuo cuore?

Io viaggio per lavoro e tutti i viaggi sono fatti per la ricerca o per girare dei contenuti che stanno per finire in una serie di documentari che si chiama “Food of the World, L'origine del cibo” e abbiamo girato nelle aree più remote del pianeta, andando a trovare delle popolazioni autoctone che ancora utilizzano il cibo selvatico come risorsa prevalente per la sussistenza. Ho tantissimi luoghi del cuore: sicuramente mi piacciono moltissimo i luoghi oltre il Circolo Polare Artico, probabilmente anche perchè mi ritrovo in parte le mie origini. 

 

Hai dei consigli per chi vuole approcciarsi all'arte del Foraging? 

Ci si approccia con estrema conoscenza. Non bisogna mai improvvisare perchè può essere molto rischioso, sia per noi che per l'ambiente. Per noi perché non tutto è commestibile, mentre per l'ambiente perchè non si può raccogliere tutto quello che vogliamo, ma dobbiamo raccogliere solo quello che eventualmente dà fastidio all'ambiente stesso, come le specie esogene, invasive e aliene.

 

Di Stefano Morretta

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