MILANO – Martín Béraud, Santiago Lange ed Hernán Prado hanno una cosa in comune: l’acqua. Tutti e tre questi personaggi, infatti, hanno trascorso la maggior parte della loro vita in un’imbarcazione, a contatto con le immense distese oceaniche: c’è chi lo ha fatto per diletto, chi per lavoro e chi, infine, per sentirsi libero e vivere un’avventura “primordiale” dove poter contare esclusivamente sulle proprie forze.
Martín Béraud trascorre la maggior parte del giorno a bordo della sua barca a vela “KB10”, equipaggiata perfettamente a tal punto da poterci vivere ed affrontare una traversata oceanica. “Ogni mattina mi sveglio con il canto degli uccellini – racconta – La pace ed il silenzio che ci sono di notte, poi, non hanno prezzo e non c’è nulla di meglio che vivere a bordo di un’imbarcazione: è come se si fosse sempre in vacanza”. Il “KB10”, oltre che sua “casa” è anche luogo di lavoro: Béraud è un disegnatore industriale, costruisce dei forni in argilla, e cucina molto a bordo, che è la location dove gli vengono le idee più geniali. “Lavorare e navigare – conclude – vanno di pari passo e, grazie al mio cellulare e computer posso essere ovunque. L’idea è quella di fare della mia imbarcazione un qualcosa di itinerante, dove è possibile fare delle degustazioni con i piatti tipici di ogni paese in cui attracco. Il mio intento è quello di cucinare le specialità di ogni paese, grazie ai miei forni a bordo, e di mettere tutto in Rete”.
La storia del velista ed ingegnere argentino Santiago Lange
Santiago Lange ha trascorso 4 anni della sua vita in una barca, in compagnia dei propri figli, per insegnare loro come vivere con lo stretto necessario.
“Insieme ai miei figli– racconta – ho vissuto un’avventura di quattro anni che, iniziata con delle difficoltà, si trasformò in qualcosa di meraviglioso. Il fatto di aver vissuto nella natura, in un posto così piccolo, ci ha fatto apprezzare ancora di più le cose semplici della vita: lo ricordiamo tutti come un momento speciale, che rimarrà impresso nelle nostre vite”.
La barca in cui Santiago ha convissuto con i suoi figli disponeva di una stanza con quattro letti e, accanto, c’era la cucina con un piccolo soggiorno. Il regatista argentino, medaglia d’oro ai Giochi di Rio 2016 che si sta attualmente preparando per quelli di Tokyo 2020, ha infine confessato: “La cosa fondamentale di chi vive su una barca è portare il minor numero di bagagli possibile. Non ci vuole molto ed è parte della filosofia di vita: c’è poco spazio a disposizione e, così, si impara a vivere con poche cose e questo lo rende speciale e bello”.
Il viaggio avventuroso di Hernán Prado
Hernàn Prado stava per compiere 30 anni quando, non avendo una famiglia a cui provvedere e nessun altro tipo di impegno che lo potesse tenere sulla terra ferma, decise di partire per un lungo viaggio in mezzo al mare. Il giovane, per poter affrontare la sua avventura, apportò diverse modifiche alla propria barca di 7 metri: “Ho ridotto il bagno per avere più spazio per conservare i miei effetti personali e ho trasformato un paio di cuccette per il deposito dei vestiti. L’angolo cottura, invece, era costituito da una stufa singola con alcuni armadietti dove conservavo i beni di prima necessità: nonostante il poco spazio a disposizione, non mi mancava nulla e mi sono adattato al tipo di situazione.
Hernán Prado ha girato 34 paesi in 5 anni e tutte le sue avventure sono racchiuse nel suo libro “Capaz que vuelvo”: il viaggio fu trascorso per metà del tempo a bordo della sua imbarcazione, dove condusse una vita più “austera” e l’altra parte in uno yacht di lusso lungo 33 metri come membro di un equipaggio. Il Brasile, l’Uruguay, i Caraibi sono fra i luoghi più suggestivi visitati da Prado, che ha attraversato l’Oceano Atlantico e, per ben tre volte, il mar Mediterraeo.
di Stefania Ghezzi
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