Se la qualità delle acque minerali italiane è riconosciuta in tutto il mondo, il nostro Paese è ancora arretrato sotto il profilo della cura del territorio
MILANO – In un’intervista esclusiva, il Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi Italiani Gian Vito Graziano spiega perché nella cultura italiana l’acqua minerale viene vissuta come un prodotto di qualità che attrae i consumatori. Inoltre racconta come è distribuita la risorsa sul territorio nazionale e spiega quanto è importante per un territorio la presenza di una fonte. Punto dolente del nostro Paese invece, che viene sollevato da chi ci guarda, è la scarsa attenzione per le tematiche di tutela e cura del territorio.
Le ultime classifiche vedono l’Italia ai vertici mondiali del consumo di acqua minerale. Dal suo punto di vista perché?
Sicuramente viene apprezzata la qualità del prodotto ma allo stesso tempo credo che questo sia un indice della poca sicurezza o credibilità dell’ efficienza delle nostre reti idriche. Molto spesso infatti la gente si fida di un’ acqua imbottigliata e si fida poco invece di quella che arriva direttamente al proprio rubinetto. Al di là di questo, obiettivamente, noi abbiamo delle acque che sono di elevatissima qualità, tanto che molto spesso quelle che diamo ai nostri bambini sono acque tipicamente italiane e che hanno appunto delle qualità tali da dare al cittadino una certa sicurezza di consumo. Questo dalle Alpi alla Sicilia perché la qualità delle acque italiane è assolutamente uniforme, al di là degli aspetti legati all’ inquinamento o alla poca attenzione rispetto alla risorsa idrica, grande problema italiano. Per fortuna però la qualità delle nostre acque continua a rimanere abbastanza elevata.
Da un punto di vista geografico, qual è la distribuzione della risorsa acqua nel nostro Paese?
Direi che è soprattutto legata alla presenza dei grandi bacini carbonatici e montuosi, ovviamente allocata soprattutto nelle grandi idro-strutture che vanno dalle Alpi all’Appennino, fino alla Sicilia. La qualità poi chiaramente è connessa alle rocce serbatoio, cioè alle rocce che quest’acqua la contengono e la immagazzinano, e da cui noi in qualche modo la estraiamo quando non sgorga naturalmente attraverso le sorgenti. La qualità migliore la troviamo in quelle rocce, sempre presenti da nord a sud, meno solubili e quindi che tendono a dare minor durezza alle nostre acque. Mi riferisco ad esempio alle rocce metamorfiche, ai bacini che possono avere graniti o rocce silicee che tendono a “dare” le acque oligominerali migliori. I bacini carbonatici, molto estesi in Italia, hanno anch’essi acque di ottima qualità, a volte con una maggiore durezza rispetto alle prime.
Come viene visto all’estero il nostro Paese sotto il profilo delle acque e della consapevolezza della tutela e della cura del territorio?
Farei una distinzione. Noi abbiamo ancora un appeal abbastanza elevato per quanto riguarda la qualità delle acque, e la capacità che abbiamo di sfruttamento razionale di questa risorsa. Se faccio riferimento alla mia categoria professionale, ovvero quella dei geologi, noi abbiamo un know-how molto elevato, riconosciuto in Europa, nella ricerca mineraria in generale e nelle acque. Sotto il profilo invece della credibilità dell’Italia per quanto riguarda i temi della conservazione, della tutela dell’ ambiente e manutenzione del territorio, qui paghiamo dazio. E’ oggettivo che siamo stati molto poco attenti a questo tema. Credo che questo sia un problema tutto italiano, di società, un problema culturale che ci portiamo dietro. Siamo poco attenti ai temi del territorio e dell’ambiente, al di là di quelle che sono poi le istituzioni di legge. Noi abbiamo una giurisprudenza in ambito ambientale molto rigida, forse più rigida rispetto a quelle presenti in altre parti d’Europa, ma siamo molto poco attenti nel quotidiano alle tematiche ambientali ed è per questo che ci serve una legislazione così forte.
Cosa rappresenta per un territorio e per una comunità la presenza di una fonte d’acqua?
Un territorio con l’acqua è un territorio che ha vita. Il punto è saper capire e comprendere davvero che questa è una grandissima risorsa che va tutelata. Se ciascuno di noi diventa sentinella e quindi tutela nel suo quotidiano questa risorsa, essa diventa realmente fonte di crescita e di sviluppo per il territorio. Se questo non lo si comprende (e ci sono territori dove è chiaro che non lo si è compreso), la tutela viene meno. Recuperare una risorsa come quella dell’acqua poi non lo si fa in pochi anni, ma occorrono diversi decenni di politica del territorio.
aggiornato il 9 maggio 2013