MILANO – Negli Stati Uniti la crisi idrica di Flint, nel Michigan, ha messo in evidenza la necessità di proteggere e investire sulla cura dell’acqua. Ma come si può sostenere una sfida così dispendiosa in termini economici? Una ricerca condotta dalla University of Delaware ha scoperto che cambiamenti climatici, riscaldamento globale e crisi idrica sensibilizzano in maniera importante le persone a voler destinare i propri soldi in attività di prevenzione.
Lo studio
La ricerca è stata condotta da un team di esperti guidato dal prof. Kent Messer su circa 250 individui, agricoltori e abitanti di comunità rurali. A loro è stato chiesto di porsi nelle condizioni di probabili donatori e di scegliere come orientare i loro soldi, ovvero se darli all’American Water Works Association (che opera in maniera industriale tradizionale) o al The Conservation Fund. Ha commentato Messer: “Abbiamo riscontrato molta disponibilità nella protezione dell’acqua e la volontà di destinare investimenti più alla prevenzione che alle eventuali correzioni tecnologiche”.
Investire e conservare
In effetti, valutando anche i risultati ottenuti dal Fondo per la Conservazione, i soggetti coinvolti nello studio hanno potuto apprezzare più di 100 proprietà protette che hanno preservato dal rischio inondazione 3.142 acri di terra, 28 comunità e 1,1 milioni di persone. Attraverso questo programma di investimenti sono stati salvati complessivamente 1,3 miliardi di litri d’acqua, attraverso la tutela delle zone umide protette. Numeri che spiegano quanto un’opera sensata e lungimirante possa essere molto più efficace degli interventi successivi a calamità che purtroppo sono ormai all’ordine del giorno.
di Alessandro Michielli
9 novembre 2016
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