MILANO- Secondo i dati dell’Uganda Bureau of Statistics il tasso di funzionalità delle risorse idriche in Uganda è pari all’ 88% nelle zone rurali e all'89% in quelle urbane. Su 109.000 sorgenti rurali circa 16.350 non forniscono acqua come dovrebbero.
La situazione
Da sempre il problema legato all’acqua si è dimostrato il principale responsabile del mancato sviluppo di un paese come l’Uganda. La prospettiva prefissatasi dal paese è quella di trasformarsi da un paese contadino ad uno a medio reddito entro il 2040. Per farlo è indispensabile risolvere il problema idrico.
L’acqua, infatti, è fondamentale per lo sviluppo idroelettrico, per la produzione agricola, per la salute degli abitanti, per lo sviluppo industriale, turistico e per l'adattamento agli effetti del clima.
Gli investimenti
Per migliorare la situazione, si è dovuto intervenire su sorgenti protette, pozzi superficiali, pozzi profondi, sistemi idrici a gas (alimentati a gravità) e sistemi idropuliti (pompati).
Grazie agli investimenti, seppur minimi, che il governo del paese è riuscito a portare avanti negli ultimi due anni il funzionamento di queste fonti è passato dall’86% all’88%, aumentando anche la qualità dell’acqua a disposizione.
L’acqua urbana
Attualmente solo il 71% delle risorse idriche nell’area urbana sono utilizzabili. Dei 274 centri urbani 112 sono gestiti dalla National Water and Sewerage Corporation, mentre i restanti 162 sono a disposizione del Ministero dell'Agenzia per l'acqua e l'ambiente.
Il dato preoccupante è che, fra le città gestite dal Ministero, 60 non hanno ancora a disposizione un sistema di approvvigionamento idrico.
La differenza rispetto alle aree rurali sta nel tipo di investimento che il governo sta portando avanti, passato da 157,500 a 229,250 scellini annui. Secondo gli esperti si tratta di un primo passo verso la soluzione del problema.
di Salvatore Galeone
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