MILANO – Con le preoccupazioni sempre più crescenti verso la crisi idrica che sta coinvolgendo diverse parti del mondo, la ricerca cerca di trovare risposte sempre più sostenibili per l’utilizzo della preziosa risorsa.
L’ultima arriva dagli Stati Uniti, dove presso il Dipartimento di Ingegneria Chimica dell’Università della Virginia si stanno sviluppando nuovi modi per migliorare le membrane polimeriche utilizzate per la dissalazione dell’acqua. Modi che semplificherebbero e renderebbero meno costosi i processi.
Le membrane speciali per desalinizzare l’acqua
Geoffrey M. Geise, professore del team di ricerca, ha spiegato: “Le membrane che purificano l’acqua bloccano, in larga misura, il sale e/o i contaminanti presenti. Quella a cui a stiamo lavorando noi consentono alle molecole d’acqua di muoversi più rapidamente rispetto al sale attraverso il polimero e possono essere utilizzare anche per creare e immagazzinare energia pulita”.
La sfida che hanno lanciato i ricercatori è capire come mettere a punto un materiale chimico che massimizzi la selettività del polimero, rendendo così la purificazione dell’acqua il più efficiente possibile.
Le nuove tecnologie per la desalinizzazione
Più della metà delle tecnologie di desalinizzazione esistenti sul mercato si basano su membrane di osmosi inversa, in cui l'acqua è pressurizzata sul lato di alimentazione della membrana, e spinta così a muoversi attraverso il polimero.
Altre tecnologie, come l’elettrodialisi, richiedono energia elettrica per guidare la separazione. Ed è proprio questo un filone – come ha spiegato il prof. Geise nel documento pubblicato dal portale Phys.Org – che la ricerca sta seguendo, ovvero come combinare lo studio di dispositivi che permettono di ricavare acqua potabile e al tempo stesso essere fonti di energia pulita e rinnovabile.
di Alessandro Conte
30 marzo 2018
Credit: Dan Addison