MILANO – Nonostante l’impatto della crisi dei mercati internazionali e dei consumi, continua a crescere il riciclo degli imballaggi (nel 2013 +1%) che sostiene settori industriali strategici per il nostro Paese. A spiegare il peso della green economy nel nostro Paese è stato il rapporto “L’Italia del Riciclo”, promosso e realizzato da Fise Unire (l’associazione di Confindustria che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
IL VALORE– Lo studio fornisce uno spaccato sulle dimensioni economico-finanziarie del settore negli ultimi anni (2008-2012). Il fatturato delle imprese che svolgono attività di recupero dei rifiuti oggi ha raggiunto i 34 miliardi di euro. Il valore aggiunto generato in totale ammonta a circa 8 miliardi di euro e vale oltre mezzo punto percentuale del Pil nel suo complesso. Le imprese che in Italia svolgono un’attività di recupero dei rifiuti sono in totale oltre 9.000, principalmente micro-imprese con meno di 10 addetti. Il loro numero è aumentato di oltre il 10% in 5 anni.
OCCUPAZIONE E RICICLO– Gli addetti occupati nelle imprese che effettuano recupero come attività principale dal 2008 al 2012 sono aumentati del 13%. Nel 2013 il riciclo degli imballaggi ha registrato una crescita complessiva (+1% in termini assoluti) che attesta la capacità di tenuta del settore: 7,633 milioni di tonnellate contro le 7,562 del 2012 e le 7,511 del 2011.
LA CRESCITA– Si stima che la prevenzione dei rifiuti possa generare un ulteriore risparmio pari a 600 miliardi di euro e ridurre le emissioni di gas serra dal 2 al 4%. Il conseguimento dei nuovi obiettivi in materia di rifiuti creerebbe circa 600.000 nuovi posti di lavoro. Le misure proposte prevedono il riciclo del 70% dei rifiuti urbani e dell’80% dei rifiuti di imballaggio entro il 2030 e, a partire dal 2025, il divieto di collocare in discarica i rifiuti riciclabili.
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aggiornato il 16 dicembre 2014