MILANO – Catturare l’1% delle emissioni di CO2 entro il 2025 per combattere la crisi climatica. Con questo obiettivo nasce in Islanda “Orca”, il più grande impianto al mondo progettato per “risucchiare” l’anidride carbonica dall’aria e trasformarla in minerali. Il macchinario, il cui nome ha origine dall’islandese “orka” che significa “energia”, rappresenta una sperimentazione dall’enorme potenziale, in grado di poter rivoluzionare l’approccio globale alle politiche ambientali.
Sforzo concettuale e ingegneristico
Costruito dalla svizzera Climeworks e dall’islandese Carbfix in prossimità della centrale geotermica Hellisheiði, in Islanda, “Orca” è il risultato di uno sforzo concettuale ed ingegneristico durato anni che si compone in quattro diverse unità funzionali, ognuna composta da quelle che parrebbero essere due semplici scatole di metallo, non dissimili dai classici container per il trasporto navale, il cui grado di raffinatezza tecnica è in realtà a dir poco futuristico.
La costruzione dell’impianto è costata tra i 10 e i 15 milioni di dollari, ma si stima che i prezzi di costruzione per le future unità potranno essere tagliati fino al 90%, poiché gran parte delle somme spese al momento sono state impiegate in fase di progettazione e di testing.
Come funziona Orca
Per raccogliere l’anidride carbonica, l’impianto non ha bisogno dei densi fumi di scarico delle centrali termoelettriche per lavorare; sfruttando la tecnologia DAC (Direct Air Capture), Orca utilizza ventilatori per attirare l’aria in un collettore, dotato di uno speciale materiale filtrante al suo interno. Una volta che il materiale filtrante è “pieno” di CO2, il collettore viene spento e la temperatura viene progressivamente aumentata per “scollare” la CO2 dal materiale; dopo di che il gas, in forma altamente concentrata, potrà essere raccolto. La CO2 viene poi mescolata con l’acqua, prima di essere iniettata ad una profondità di 1.000 metri nella vicina roccia basaltica, dove viene successivamente mineralizzata.
Le previsioni
Attraverso la tecnologia DAC, Orca non fa altro che ciò che fanno le piante, ma molto più velocemente: aspira l’aria, estrae il biossido di carbonio attraverso alcune reazioni chimiche e restituisce il resto all’ambiente. Si stima che Orca sarà in grado di estrarre ben 4.000 tonnellate di anidride carbonica dall’aria ogni anno, quando verrà implementata a pieno regime al termine della sperimentazione, riuscendo a convertire i materiali assorbiti in sostanze minerali, riutilizzabili nei modi più disparati.
Alcune considerazioni
Nonostante si tratti di un’invenzione potenzialmente rivoluzionaria, date le enormi quantità di anidride carbonica che rilasciamo ogni anno nella nostra atmosfera, per poter ottenere un risultato soddisfacente sarà necessario in futuro costruire e mettere in funzione una grandissima quantità di unità “Orca”, progettate per operare in regime di “carbon neutrality”, e dunque sfruttando soltanto energia rinnovabile, come il geotermico, il solare o l’eolico.
Secondo la US Environmental Protection Agency, infatti, la capacità massima stimata di 4.000 tonnellate di CO2 all’anno equivale alle emissioni di circa 870 automobili, un dato notevole ma comunque minimo se paragonato alle emissioni inquinanti prodotte dalla razza umana ogni anno.
Di Salvatore Galeone