Ai primi posti molti centri asiatici, mentre in Italia il primato negativo spetta a Torino
MILANO – In Asia nel 2014 è tirata davvero una “cattiva aria”. Tra le città con i più alti livelli di inquinamento del mondo, infatti, le prime dieci sono quasi tutte in Oriente. È quanto si evince incrociando i dati forniti dall'Epa, il dipartimento di protezione dell'ambiente statunitense e quelli della World Health Organization. Il primato mondiale spetta al centro iraniano di Ahwaz, in cui i livelli di polveri PM2,5 sono di 372 microgrammi al metro cubo.
ASIA MAGLIA NERA –Se si prendono in esame i dati sulla presenza nell'aria di poveri sottili PM2,5 - il cosiddetto "particolato fine" con diametro inferiore a 2,5 micron - l'Asia si conferma il continente più inquinato del mondo. Dal Giappone all'India fino alla Mongolia e all'Iran, i livelli di particolato raggiungono cifre a dir poco preoccupanti. Al secondo posto, dopo Ahwaz (Iran), c'è Nuova Delhi, i cui valori di polveri PM2,5 sospese rasentano i 300 microgrammi per metro cubo. A seguire troviamo Ulan-Bator (Mongolia), Sanadaj (Iran), Ludhiana (India), Karachi e Quetta (Pakistan).
IL “PRIMATO” DI PECHINO - I livelli di inquinamento nella capitale della Repubblica popolare cinese sono inferiori rispetto al 2013, con un calo del 4% del numero di giornate cosiddette "ad aria gravemente inquinata". La situazione, tuttavia, continua a essere critica. Il Centro di Monitoraggio Ambientale di Pechino ha infatti comunicato che i livelli di PM2,5 sedici volte superiori alla soglia considerata come priva di impatto sulla salute dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Continuando con questo ritmo di "purificazione", è stato calcolato che la città impiegherebbe 36 anni per raggiungere i valori stabiliti dall'Oms.
L’ITALIA – Sempre per quanto riguarda la concentrazione di polveri sottili nell'atmosfera, il primato di città italiana più inquinata va a Torino, che sfiora i 47 microgrammi al metro cubo. Seguono nell'ordine Milano, Napoli e Brescia.
INQUINAMENTO E ACQUA– Un recente studio del Mit di Boston ha spiegato il rapporto tra l’inquinamento e lo scioglimento dei ghiacciai, preziose riserve di acqua della Terra. E’ emerso che ad accelerare la fusione non è solo l’aumento delle temperature ma, anche, le emissioni di anidride carbonica. Alla luce dei dati forniti da Epa e World Health Organization, il bisogno di intraprendere politiche e atteggiamenti più sostenibili per tutelare le risorse naturali diventa sempre più stringente. In Italia, proprio su questo tema, è partito recentemente un progetto promosso da Levissima con la collaborazione dell’Università di Milano per analizzare la fusione dei ghiacciai italiani.
aggiornato il 29 gennaio 2015