BARI – In Italia, secondo i dati elaborati proprio da Utilitalia, si disperde il 39% dell’acqua immessa nella rete.
Le perdite medie al Nord arrivano al 26%, al Centro al 46% e al Sud al 45%. Del resto, il 60% delle infrastrutture è stato messo in posa oltre 30 anni fa; il 25% di queste supera anche i 50 anni.
Sono i dati emersi nel corso della quarta edizione del Festival dell’Acqua, l’appuntamento ideato da Utilitalia (la Federazione delle imprese di acqua, energia e ambiente) in collaborazione con Acquedotto pugliese (Aqp).
Infrastrutture sotto stress climatico
A contribuire alla dispersione idrica c’è anche il cambiamento climatico, come ha specificato nel corso di un workshop il presidente della Società Italiana di Meteorologia Luca Mercalli: ““Fa sempre più caldo e l’estate diventa una stagione che si dilata sempre di più mettendo sotto stress i sistemi idrici.
Quando salgono le temperature la richiesta di acqua è maggiore e lo è anche l'evaporazione. Anche a parità di pioggia disponibile, quindi, questa dura e rende di meno.
Se poi avremo sfortuna, in futuro anche le siccità diventeranno più lunghe e più gravose. I due fattori combinati insieme ci porteranno in territori sconosciuti. Anche per questo motivo l'infrastruttura idrica del futuro deve essere pronta ad ogni cambiamento”.
Occorrono 5 miliardi di investimenti l’anno
“Per affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici ci sono tre regolette – ha osservato il vicepresidente di Utilitalia Mauro D’Ascenzi – bisogna tenere l'acqua quando c'è; non disperderla nella sua distribuzione, dal momento che abbiamo delle perdite di rete che arrivano a circa il 40%; e infine restituire l’acqua alla natura come ce l'ha data. I
n Italia per fare tutto questo, governo dell’acqua, opere sulle reti, depurazione, occorrono investimenti pari a circa cinque miliardi di euro l'anno; cosa che provocherebbe decine e decine di migliaia di posti di lavoro, oltre naturalmente a sistemare tutta la situazione ambientale”.
di Alessandro Conte
20 ottobre 2017
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