“The Away state”, come è stato soprannominato The Garbage Patch State, è un insieme di cinque isole che si estendono per oltre 16 milioni di chilometri quadrati
MILANO - Un’estensione che supera i 16 milioni di chilometri quadrati, paragonabili alla superficie della Russia o di quella di Stati Uniti e Brasile. E’ questo The Garbage Patch State, dichiarato Stato Federale l’11 aprile 2013 nella sede dell’UNESCO a Parigi. Sino a qui nulla di strano, se non fosse che la neonata Nazione è composta da ben cinque grandi isole, tutte formate da accumuli di detriti in plastica. Uno Stato vero e proprio provvisto di bandiera ufficiale, il cui emblema sono le frecce rosse, simbolo del riciclo per eccellenza.
THE “AWAY” STATE - Questa Nazione è stata definita come l’away state, perché composta da oggetti appartenuti a qualcuno ma poi scartati. Il Garbage Patch è costruito infatti da pezzi di plastica di varie dimensioni, accumulatisi nel corso di oltre 60 anni. L’idea di creare il Garbage Patch State è venuta a Maria Cristina Finucci, artista, architetto e designer che, consapevole del grave problema, ha deciso di perorare la causa per sensibilizzare non soltanto i cittadini ma anche le istituzioni stesse. La neonata Nazione approderà infatti il prossimo 29 settembre all’Onu insieme a tutti gli altri Stati in occasione del semestre italiano.
UN PROBLEMA INVISIBILE - La ragione per cui questo problema è stato sino a poco tempo fa trascurato è perché la sua parte visibile è di gran lunga inferiore rispetto a quella che si può vedere. Queste isole infatti, seppur molto ampie, non sono visibili dai satelliti, perché la plastica che viene degradata dal sole e dall’azione meccanica delle onde porta ad una riduzione a polimeri invisibili ad occhio nudo. Il fatto quindi che il fenomeno sia quasi invisibile non significa che non ci sia, ma che, al contrario, sia ancora più insidioso.
IL PRIMO ANNIVERSARIO - In occasione del primo anniversario dall’istituzione del Garbage Patch State è stata installata, all’interno dei giardini del museo Maxxi di Roma, un’opera-denuncia realizzata dalla stessa Finucci, che rappresenta, attraverso una grande onda azzurra fatta di coloratissime scaglie di bottiglia, l’inquinamento che affligge i nostri mari. La battaglia portata avanti dall’artista non è da intendersi come una crociata contro l’utilizzo della plastica, bensì una campagna di sensibilizzazione volta ad un uso responsabile e consapevole, che veda il riciclo al primo posto.
aggiornato il 21 luglio 2014