MILANO – Il principale modello di business praticato dalle aziende che puntano sull'economia circolare è legato al recupero delle risorse (61,2%). E’ la fotografia di una ricerca realizzata dal Laboratorio manifattura digitale del dipartimento di scienze economiche e aziendali dell'università di Padova su un campione di pmi italiane (le prime 50 imprese tra le 231 manifatturiere che praticano l'economia circolare).
I dati evidenziano che per il 52% delle imprese l'occupazione è aumentata.
La ricerca
I dati raccontano come tra le principali motivazioni che spingono verso l’economia circolare ci siano ragioni di natura etica e di responsabilità sociale d'impresa (89,6%), legate al mercato (aumento del valore del prodotto offerto, 81,2%); mentre il principale beneficio conseguito è legato al miglioramento della reputazione aziendale (86,6%).
Dallo studio emerge che "l'economia circolare offre ampi spazi alle imprese per ripensare il proprio modo di innovare e di competere, attraverso una gestione più efficiente delle risorse, ma anche una maggiore attenzione verso il mercato secondo nuovi modelli di business.
Focus sugli imprenditori
E’ quello di "un innovatore 'solitario' che crea sviluppo in sinergia con gli enti di ricerca, crea lavoro e nuove professionalità, senza godere di un adeguato sostegno economico, normativo e d'impresa".
Le imprese - viene spiegato - "hanno investito soprattutto nelle attività di marketing e commerciali(61,7%) e nelle attività di ricerca e sviluppo e rinnovo del proprio portafoglio prodotti (47,9%). Il 52% delle imprese dichiara che l'occupazione è aumentata a seguito dell'adozione di pratiche di economia circolare, attraverso sia l'assunzione di nuove figure professionali tecniche sia l'aggiornamento delle risorse interne".
Investimenti e difficoltà
L'investimento nell'economia circolare è avvenuto "in prevalenza con capitale proprio per l'80% delle imprese, attraverso la collaborazione con fornitori di materiali (57,8%) e università o centri di ricerca pubblici (48,9%)".
Le principali difficoltà "non sono di natura tecnologica, quanto legate ad una legislazione inadeguata o contraddittoria (48,9%) oppure connesse al prezzo dei prodotti 'circolari' realizzati (48,9%)".
di Alessandro Conte
23 luglio 2018
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