MILANO – Combinare i dati storici con sistemi moderni per produrre mappe ad alta risoluzione sulle acque di superficie (oceani esclusi) nel mondo. Il progetto è di un team di ricercatori del Joint Research Centre della Commissione Europa e di Google Svizzera che hanno pubblicato un documento nel quale sono evidenti alcuni chiari cambiamenti che hanno interessato le acque nel corso degli ultimi decenni.
La ricerca
Al fine di gestire al meglio le risorse idriche, gli scienziati hanno bisogno di acquisire una prospettiva storica sui sistemi idrici che coprono il pianeta: dagli enormi laghi ai piccoli corsi d’acqua. Tuttavia finora non esistevano mappe in grado di spiegare non solo l’esistenza ma anche il cambiamento di un sistema nel tempo. Per ovviare a tale situazione, i ricercatori hanno raccolto i dati delle immagini satellitari scattate ogni mese dal 1984 al 2015: parliamo di 3.066.102 foto complessive. Questi dati sono stati inseriti in un sistema informatico collegato con Google Earth e, dopo averlo configurato, hanno prodotto una serie di immagini ad alta risoluzione scattate a circa 30 metri. Attraverso lo zoom si è potuto studiare più finemente i sistemi idrici apprezzandone i cambiamenti che si sono verificati nel recente passato.
Le zone più sensibili
I ricercatori sono stati in grado di vedere alcuni cambiamenti sorprendenti, soprattutto nei bacini del Medio Oriente. Hanno rilevato la presenza di corsi d’acqua sconosciuti e studiato come le inondazioni o le dighe distrutte hanno modificato i luoghi che sono stati interessati da fenomeni naturali. Le mappe, inoltre, hanno dato evidenza anche dell’espansione dei laghi tibetani dovuta ai cambiamenti climatici che hanno fatto sciogliere le montagne della regione asiatica.
La disponibilità futura di acqua
Il team ha inoltre spiegato che questo sistema offre anche alcune statistiche utili per identificare tendenze e scenari futuri legati alla disponibilità della risorsa acqua. Si può ad esempio correggere l’uso improprio che se ne fa nei luoghi in cui viene sottoposta a stress maggiore e circoscrivere anche potenziali focolai di crisi notando, ad esempio, come il Nord America ospita il 5% della popolazione mondiale ma detiene il 52% di tutta la quantità globale delle acqua di superficie.
di Alessandro Conte
19 dicembre 2016
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