MILANO – Il Network italiano del Global Compact delle Nazioni Unite, in collaborazione con IPSOS, ha diffuso la ricerca “L’impegno delle aziende italiane per il net-zero”. Il report è stato presentato il 10 dicembre presso il padiglione Italia di COP28 a Dubai. Il campione di ricerca ha interessato più di 1.000 aziende e le interviste sono state condotte nel periodo compreso tra il 25 luglio e il 4 ottobre.
I risultati
Ed è qui che si gioca la più grande sfida dei giorni nostri: le azioni sostenibili devono diventare profittevoli per le aziende, anche nel medio/lungo periodo, se sono solo un costo, la loro adozione sarà sempre lenta. Un’altra considerazione è quella relativa al tessuto produttivo italiano, composto per circa il 99% da piccole e medie imprese (fino a 249 dipendenti), bisognose di misure a supporto riguardanti l’accesso alle agevolazioni.
Problemi e possibili soluzioni
Cosa frena le imprese italiane? Il 34% del campione ha individuato il più grande problema nei limiti economici, che non consentono di fare investimenti adeguati. Altri due problemi sono invece relativi a freni burocratici e alla mancanza di figure professionali competenti.
Per quanto rigurda le risorse umane dedicate alla definizione di obiettivi di riduzione delle emissioni nelle aziende, solo il 34% delle imprese ha una o più persone nel proprio organico.
Nonostante questi problemi, principalmente legati alla mancanza per le aziende di fondi per investire in sostenibilità, si spera che questi possano diminuire nel breve futuro, atraverso una forza lavoro più informata e sensibile nei confronti delle tematiche ambientali.
Negli ultimi anni, infatti, si stanno diffondendo molti percorsi di studio e università green, con la speranza di formare professionisti del futuro capaci di trasformare gli investimenti green in opportunità di crescita, nonché di reddito, per le aziende italiane.
Di Stefano Morretta