MILANO – Parte dal Delta del Po un progetto pilota di vigilanza ambientale volontaria che prevede l’utilizzo di mezzi SAPR. Questi sistemi aeromobili a pilotaggio remoto, conosciuti meglio come droni, verranno impiegati per la difesa del territorio e la salvaguardia del patrimonio naturalistico. Il progetto ha la durata di un anno e verrà diviso in 24 “missioni operative” con lo scopo di sorvegliare diverse aree del black-spot del Delta del Po.
Droni, un valido aiuto per tutelare il territorio
Legambiente, WWF Italia, Italdron Academy e Cepas (Istituto di Certificazione delle Competenze e della Formazione) hanno affermato di credere fortemente in questo progetto. I droni, infatti, possono rappresentare un aiuto concreto per la tutela del territorio, grazie ad una tecnologia in grado di fornire in tempo reale e a considerevole distanza dall’operatore straordinari rilievi tecnici. Materiale fotografico, audiovisivo e planimetrico rappresentano elementi fondamentali per la vigilanza e la tutela del patrimonio naturale.
“SAPR nell’ambito della vigilanza ambientale volontaria per la difesa del territorio e la salvaguardia del patrimonio naturalistico”. È questo il nome completo del progetto sperimentale SAPR che prevede l’utilizzo di droni come “occhi” tecnologici dall’alto, in grado di dare un importante aiuto al lavoro svolto dall’uomo.
Sorvolata un’area di più di 10 ettari
L’area del Delta del Po interessata al progetto SAPR va dalla sponda veneta del Po fino alla provincia di Ravenna, passando per le riserve naturali costiere comprese nella zona. Si tratta di un’ampia area che occupa una decina di ettari circa e che dal 2000 è stata riconosciuta Patrimonio dell’Umanità Unesco. È inoltre una zona di ecosistemi naturali di grande valore, rappresentata per la maggior parte da aree umide. Proprio l’acqua caratterizza questo territorio ed è la fonte da cui si sostenta la grande biodiversità, comprese le diverse specie protette.
I lavori inoltre, verranno svolti nel segno del rispetto della zona in cui si sta operando. I punti di decollo e di atterraggio dei droni, per esempio, saranno posizionati a ragionevole distanza dalla fauna presente. Saranno inoltre evitate traiettorie potenzialmente dannose o disturbanti, garantendo quindi efficienza tecnica ed alti standard cautelativi dell’ecosistema.
Data la corposa estensione dell’area presa come riferimento, Legambiente dirigerà le operazioni nell’area emiliano-romagnola, fino ai comuni in provincia di Ravenna e alle riserve naturali costiere. WWF Italia, invece, sarà impegnato sulla sponda veneta del Po.
di Salvatore Galeone
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