A tu per tu con il direttore dello stabilimento di Acqua Panna
Oggi dirige lo stabilimento di Acqua Panna: quali studi ha fatto e come sono nati i suoi interessi professionali per il mondo dell’acqua minerale?
Sono laureata in chimica e già dal periodo della tesi universitaria mi sono appassionata all’acqua, che, come molecola chimica , ha qualcosa di straordinario: è semplicissima ma al tempo stesso molto complessa. Non dimentichiamoci poi che l’acqua è alla base della vita.
Ho proseguito la mia prima parte di carriera post-laurea con borse di studio e contratti con il CNR nell’ambito dei processi di potabilizzazione. Scopo della ricerca era la verifica delle caratteristiche della matrice iniziale e la trasformazione in acqua potabile per consumo umano . Dopo qualche anno ho deciso che era tempo di provare un’esperienza in ambito industriale e fu allora che mi proposero la possibilità di lavorare nel settore dell’acqua minerale, di cui avevo solo le conoscenze di base apprese all’università. Quello che mi colpì particolarmente quando venni qui a Panna per il colloquio fu il posto, e in particolare, fu entrare in una riserva incontaminata di 1.300 ettari e trovare uno stabilimento così ben inserito: una situazione in cui la realtà industriale si adattava alla natura, in pieno rispetto e non viceversa.
Devo dire che iniziai con un po’ di scetticismo, temendo un po’ la noia della routine; sono passati 27 anni, la noia l’ho abolita dal mio vocabolario e la cosa più bella è non aver mai trascorso un giorno senza aver imparato qualcosa.
Quali sono le principali attività dello stabilimento di Acqua Panna?
Lo stabilimento di Acqua Panna è una realtà industriale dove l’acqua minerale viene imbottigliata con la responsabilità e la consapevolezza che stiamo trattando una risorsa preziosa. E’ questa infatti la nostra priorità: preservare e valorizzare l’acqua minerale naturale affinché sia sempre disponibile e di qualità. La seconda è poi l’ imbottigliarla e distribuirla pura e incontaminata così come sgorga all’origine conservandone tutte le caratteristiche uniche fino alla tavola del consumatore. Questa è la missione che noi ci poniamo.
C’è molta tecnica dietro a questo processo ed un modo di lavorare che noi sintetizziamo con l’acronimo NCE, Nestlé Continuous Excellence; alla base le cosiddette 3 C: Consumatore (che è la persona che ci sceglie e che va deliziato), Competitività (creare un vantaggio competitivo sotto il profilo industriale attraverso performance, costi, riduzione degli sprechi, creare una squadra all’interno della fabbrica e coinvolgere al 100% delle persone), Compliance (impeccabili su tutte le normative legislative e Nestlè ),
Quali sono le principali responsabilità che ricopre la sua figura?
Sicuramente nella nostra realtà industriale abbiamo sicurezza e qualità prima di tutto. Detto questo la visione che deve avere un direttore di stabilimento è una visione a 360 gradi. Non possono esserci argomenti di serie A e argomenti di serie B perché sono tutti importanti. Lo stabilimento deve essere una squadra composta da sicurezza, ambiente, produzione, logistica, qualità, finanza e controllo, ingegneria, risorse umane, tutti aspetti importanti che vanno bilanciati ed equilibrati all’interno della fabbrica. Ci sono poi i rapporti verso l’esterno, siamo una realtà con un indotto non indifferente sul territorio , i rapporti con le Istituzioni, le Amministrazioni, le comunità locali, rapporti tesi sia a valorizzare l’Azienda che a mantenere un buon equilibrio con il territorio.
Come si diventa direttrice di stabilimento?
La direzione di uno stabilimento è una professione delicata che richiede tanti aspetti di in cui la parte tecnica è importante, non legherei ad un “ genere” ma ad una formazione specifica. Così come ad esempio è importante la professionalità del medicodal quale non ci si aspetta una diagnosi diversa in base al sesso ma alle conoscenze e competenze
La direzione di uno stabilimento richiede una grande capacità di coordinamento, delle solide basi tecniche, una ottima capacità di visione. Il ruolo di un direttore di stabilimento non è quello del super esperto che deve dare delle soluzioni ma quello di dare lo stimolo giusto perché le persone trovino le soluzioni avendo una visione comune.
Spesso si pensa che questo sia un ruolo maschile, come possiamo sfatare questo preconcetto?
Forse è guardandosi indietro che si riesce a trovare la risposta. E’ il tempo insieme al risultato che cambia il preconcetto. L’esempio che ho fatto prima del medico non è casuale, immaginiamo le difficoltà che una donna medico incontrava agli inizi ponendosi sul mercato del lavoro. Oggi, come in molte altre professioni, è normale e non importa se un professionista è maschio o femmina ma se è bravo o meno. Con un po’ di ritardo ma così sta accadendo anche in ambito industriale che fino a poco tempo fa è stata una roccaforte maschile.
Ho iniziato in Azienda 27 anni fa come capo della qualità ed affidarmi l’incarico fu una decisione non semplice da parte dell’azienda, perché non c’erano precedenti; eravamo rimasti tre candidati di cui due uomini ed al contrario di loro che fecero tre colloqui io ne dovetti fare cinque …. quei due colloqui in più servirono per convincere l’azienda ad assegnare per la prima volta ad una donna un ruolo così delicato.
Cosa la gratifica del suo lavoro?
Passione e curiosità. La possibilità di fare cose nuove e raccogliere sfide è la cosa che mi ha gratificato di più in questa azienda. Forse la curiosità è un’attitudine individuale ma ritengo che ognuno debba avere la possibilità di seguire le proprie inclinazioni. La mia era quella di avere delle sfide, degli obiettivi, di creare qualcosa: l’azienda mi ha dato sempre la possibilità di farlo (ed io non mi sono mai annoiata...)
Penso che sia questa la cosa che mi grafica di più.
aggiornato il 12 maggio 2014